Ambienti alpino-nivali

Fiore in alta montagna

Oltre i 2800 m s.l.m., quando le condizioni climatiche diventano più severe e il suolo più sottile per la presenza di affioramenti rocciosi e di detriti, anche la vegetazione erbacea stenta a coprire uniformemente il terreno, divenendo discontinua. In questa situazione la struttura e la chimica del substrato giocano un ruolo importante. Su suoli silicei si distinguono così le vegetazioni delle rocce con specie quali Primula hirsuta, Primula latifolia, Alpenium septentrionale, Phyteuma scheuchzeri, Saxifraga cotyledon, alle quote inferiori e Androsace vandelli, Phyteuma hedraiantthifolium, Saxifraga exarata, Eritrichium nanum a quelle superiori, da quelle delle pietraie e delle morene, con Androsace alpina, Oxyria digyna, Geum reptans, Adenostyles tomentosa. Più frammentaria, in Valmalenco, è la presenza di vegetazione calcifila, vista la scarsa rilevanza di depositi calcareo dolomitici, presenti ad esempio al Passo di Canciano, dove si rinvengono Thlaspi rotundifolia, Papaver rhaeticum, Campanula cochlearifolia, Hutchinsia alpina, Achillea atrata. Su detriti e morene di rocce serpentinose, soprattutto nel gruppo del Disgrazia (Valle Ventina, Val Sissone), vegeta invece Thlaspi corymbosum. Laddove la neve permane per la maggior parte dell’anno troviamo briofite e salici nani nelle vallette nivali, Luzula alpino-pilosa, Doronicum clusii e la felece Cryptogramma crispa sui pendii detritici e sulle morene.

Ermellino

Solo alcuni animali dai particolari adattamenti trascorrono l’inverno in questi ambienti aspri, dal clima molto rigido. Tra questi, tre specie che frequentano anche le praterie alpine, pernice bianca, lepre variabile ed ermellino hanno sviluppato un particolare adattamento: per confondersi con l’ambiente cambiano con le mute il colore, diventando in inverno candidi come la neve. Anche piccoli uccellini come il sordone e il fringuello alpino prediligono le alte quote per tutto l’anno, salvo scendere a valle nelle giornate di tormenta e con temperature particolarmente basse. I gracchi alpini sono meno fedeli alle alte quote e nel tardo inverno è possibile osservarli in grossi stormi sorvolare l’imbocco della valle alla ricerca di cibo.

Stambecchi
Lo stambecco rimane sempre legato alla pareti rocciose anche in inverno, scegliendo quelle più ripide, esposte a sud, dove la neve slavina più facilmente, rendendo disponibile quella poca erba secca che, insieme alla scorte di grasso accumulate in estate, permette agli animali di sopravvivere fino alla primavera. Quei pochi che non ce la fanno diventano utile fonte alimentare per altri animali, come ad esempio il gipeto, grande avvoltoio, reintrodotto alla fine degli anni ’80 del Novecento sulle Alpi, che sempre più spesso solca i cieli della Valmalenco.