Villa Girasole (casa Giacinto Sem)

Edificio a pianta ad L (1930-31), tre piani e sottotetto, con interessante posizione a ridosso del Sasso Gianaccio con un giardino ricco di varietà floreali e di rose in particolare che si sviluppa lungo il terreno a pendio. La consueta muratura esterna a raso pietra conferisce alla villa il caratteristico aspetto rustico, accentuato dalla presenza di una roccia tipicamente ramata del Sasso Gianaccio che l’artista ha voluto mantenere nella parte nord est del giardino, quasi fosse corpo integrante dell’architettura nonché arredo che abbellisce il terreno circostante. La trama di pietre che forma lo zoccolo al pianterreno è caratterizzata da stilature che l’artista ha discretamente tinteggiato in rosso, conformandosi ai toni della roccia precedentemente descritta, ripassate da una linea continua solcata e dipinta in grigio scuro, una soluzione decorativa che identifica un procedimento decorativo assai utilizzato in Valle; il primo piano presenta a sud ovest un terrazzino che poggia su pilastri rivestiti in pietre locali e la struttura elementare della balaustra è costituita da listelli naturali e sottili in serpentinoscisto, un dettaglio decorativo unico. Tutte le finestre, poste rigorosamente in asse e in serie di tre sul lato nord e di due sugli altri lati, sono incorniciate da una fascia molto sobria di intonaco bianco e i davanzali in cemento presentano nella parte inferiore una fascia dentellata di ispirazione classica; una fascia marcapiano delimita il pianterreno dal primo piano e il perimetro del sottotetto, creando un ritmo orizzontale cadenzato ed elegante. Le dinamiche prevalentemente perpendicolari sono smorzate dal portale di ingresso con apertura a tutto sesto, dal tipico aspetto monumentale di ascendenza antica, romana in particolare, e con coronamento di pietre ornamentali squadrate (che riprende esplicitamente lo Stile Malenchino del maestro); seguendo una progressiva digradazione, dopo una muratura intonacata e pitturata in rosa, il portale chiude su un battente riccamente intagliato e decorato, con un’inferriata che presenta i vocaboli caratteristici dello stile Ridgeo e Malenchino: il rombo-diamante, le finte bugne, il ricciolo-racemo di vite, il triangolo che simboleggia la forma stilizzata delle conifere e delle montagne, con l’immissione di una dentellatura tratta da motivi di ispirazione classica, dettaglio che dimostra il radicale eclettismo della cultura e dell’estetica di Dioli, il quale introduce addirittura sopra i piastrini dell’ingresso un dettaglio modernista: un cubo stante su un vertice ricorda le soluzioni formali della scuola d’arte ed architettura tedesca della Bauhaus (1919-1933), improntata alla progettazione matematica di forme primarie e rigorosamente geometriche, senza abbandonare un certo lieve lirismo che qualsiasi dettaglio decorativo porta con sé.