Questa singolare architettura accorpata a
Villa Lena (1902) domina la centrale via Roma e rappresenta un segno che caratterizza il panorama architettonico di Chiesa, una sorta di monumento il cui linguaggio goticheggiante ricorda curiosamente strutture e forme nordiche presenti in
Palazzo Pretorio a Sondrio o in
Palazzo Besta a Teglio, e più in generale architetture di area retica, altoatesina o austriaca.
È interessante ricordare una testimonianza che riguarda il committente, Emilio Zerboni, macellaio e mercante di bestiame, nonché caro amico di Dioli (la fonte orale si deve al sig. Daniele Donadelli che riporta la testimonianza del nonno, il fotografo Ampelio Donadelli).
Negli anni Venti e Trenta, Zerboni era solito recarsi con un gruppo di contadini ad Innsbruck, che allora era il più importante mercato di bestiame d’Europa, per rivendere la merce in quello di Rovato (Brescia) e a Chiesa Valmalenco.
La curiosa somiglianza fra la
Torretta e il celeberrimo
Tetto d’Oro di Innsbruck potrebbe far ipotizzare che egli abbia commissionato all’architetto un progetto che ricalcasse l’architettura del noto monumento austriaco, fornendogli fonti fotografiche o portando Dioli con sé, ma al momento non sono stati documentati il passaggio o la permanenza dell’artista ad Innsbruck.
Alla luce di questa testimonianza, si evidenzia sia il gusto e una certa cultura acquisita sul campo da parte di una committenza sensibile e attenta al bello, interessata ad introdurre in paese elementi di novità, sia l’unicità linguistica della
Torretta, in Valle e nel repertorio del maestro, che ha ideato un’architettura dallo stile unico rifacendosi ad uno storicismo romantico di impronta gotica, in anni dominati da un classicismo intriso di freddo razionalismo.
Descrizione redatta da Romina Pedrotti nell’ambito di un progetto di catalogazione dei Beni culturali della provincia di Sondrio realizzato nel 2000 dalla Comunità Montana di Sondrio:
Lo sviluppo ascensionale del collegamento verticale
di[Villa Lena] è evidenziato dal belvedere
[Torretta Zerboni] che sovrasta il corpo scale oltre il tetto a padiglione.
Esso caratterizza l’edificio e costituisce un punto di riferimento qualificante del nucleo urbano.
È a pianta rettangolare, realizzato in muratura, con pavimento in listoni di legno, come la struttura portante di copertura.
È aperto su tutti i fronti, con le grandi aperture dei lati lunghi, orientati rispettivamente a sud-ovest ed a nord-est, tripartite da due colonne di tipo ionico.
All’esterno presenta tracce di decorazione pittorica a motivi geometrici.
La linea di colmo del tetto a padiglione è coronata da una grata in ferro decorativa.
La copertura è realizzata in lastre di pietra locale.
Il belvedere fu un tempo utilizzato anche per l’essiccazione delle bresaole prodotte dalla macelleria sempre esistita al piano terra.
Si presenta in buono stato di conservazione ed è stato recentemente dotato di impianto di illuminazione interna.