Il presepe vivente di Lanzada

di Cinzia Faldrini

I protagonisti del 1° presepe vivente del 1991.

Il presepe vivente è nato come risposta ad un concorso presepi indetto dalla parrocchia di Lanzada, nel 1991.
Per questo motivo è stato chiamato presepe vivente di Vetto, e solo più tardi, sganciato dal concorso presepi, e aperto anche a persone di altre frazioni, è divenuto presepe vivente della parrocchia di Lanzada.

L'idea è venuta a Luigi Bontempi, abitante di Vetto, che, ritrovandosi con altri frazionisti, proprio per ideare il presepe della frazione, ha proposto di partecipare al concorso non con un presepe statico, ma con un presepe vivente.
La decisione è stata poi comunicata al parroco don Renato Lanzetti, il quale all'inizio ha dubitato che si potesse fare in così breve tempo un'opera del genere, ma poi ha dovuto ricredersi, perchè gli abitanti di Vetto non si sono lasciati condizionare e hanno intrapreso il lavoro a testa bassa con successo. Subito sono stati contattati gli abitanti abitanti di Vetto e più di venti persone hanno risposto e collaborato con entusiasmo.

Antonio, il primo Gesù Bambino!

Nel primo presepe vivente è stata costruita solo la capanna che era fatta con un telaio in legno ed era rivestita da tendaggi. All'interno la mangiatoia.
La prima Madonna è stata Elisabetta Masa, il primo Giuseppe, Mario Masa, e il piccolo Gesù era rappresentato da Antonio Bergomi (doveva essere in effetti un altro bambino, ma purtroppo il piccolo si è ammalato di varicella ed è stato necessario sostituirlo).

Nella prima rappresentazione c'erano pure i re magi rappresentati da Mario Bergomi, Mario Gaggi e Ivano Guerra.
L'asino, di nome Pino, era stato prestato da un certo “Ricciolino” di Torre di Santa Maria, il quale aveva intenzione di uccidere l'animale, ma per fare un favore agli abitanti di Vetto l'aveva tenuto in vita. Il fatto curioso è che poi per altri otto anni egli abbia continuato a ”graziare” l'animale proprio per permettergli di svolgere il suo ruolo di “attore” in quel di Lanzada.

Le prime registrazioni dei commenti erano sicuramente più rudimentali di quelle attuali, si usava un registratore e ci si metteva in una camera silenziosa: da una parte si faceva partire la musica di sottofondo attraverso un altro registratore, e dall'altra si registrava la parte parlata. Se qualcuno nel bel mezzo fosse entrato nella stanza e avesse fatto rumore, si sarebbe dovuto ricominciare da capo. E questo per molti anni ancora.

La capanna con i Magi.

Ritornando alla prima rappresentazione, ho voluto sentire i pareri dei primi visitatori, e ho notato ancora vivo il ricordo della scena di quei due sposi, Maria sopra l'asino, e Giuseppe, che giungevano da dietro le dune dell'anfiteatro naturale che è il luogo della rappresentazione a Vetto, e si portavano alla capanna dove avveniva la nascita e poi l'adorazione.

Scene molto semplici, senza grande tecnologia di accompagnamento ma sicuramente già tanto suggestive e commoventi.

In quell'anno il presepe vivente non ha vinto il primo premio, ma cito un commento tratto dal bollettino parrocchiale numero 48 dell'aprile 1992 che dice:

Un apprezzamento del tutto particolare viene riservato per il gruppo di Vetto che per la prima volta ha realizzato il presepe vivente. La giuria, composta da alcuni turisti e da mons. Lanfranconi, sottolinea l'originalità dell'idea, l'impegno grande che ha coinvolto molte persone, la buona realizzazione, la scelta indovinata del luogo, la cura dei costumi e tanti particolari, nonché il richiamo di un pubblico numeroso e soddisfatto.