Nicolò Rusca

di Saveria Masa

Nicolò Rusca in un dipinto di Antonio Caimi (1852).

Nicolò Rusca (1563-1618) fu arciprete di Sondrio e parroco della Valmalenco in una delle epoche più tormentate della storia valtellinese, morì sotto tortura nel 1618 a Thusis (Canton Grigioni).

Testimone della fede cattolica nell’epoca del diffondersi delle idee protestanti dopo che la Valtellina era stata soggetta al dominio delle Tre Leghe (1512), la sua morte fu letta fin da subito come un “martirio” in difesa della ortodossia cattolica. La fama di “martire per la fede”  e la devozione popolare nei confronti di Nicolò Rusca crebbero nel corso dei secoli e si coniugarono, tra Otto e Novecento, alle iniziative ufficiali dei vescovi diocesani di onorarlo come martire e alla successiva richiesta per la istituzione del processo di canonizzazione.

Tra i principali sostenitori del processo di beatificazione ci fu san Luigi Guanella che promosse sin dal 1907 la Causa di beatificazione. Il processo ordinario avviatosi nel 1934 subì numerosi rallentamenti, fino a che, nel 1995, si diede avvio ad una inchiesta suppletiva sulla fama di martirio, con l’acquisizione di nuovi documenti. La documentazione trasmessa a Roma nel 2002 fu sottoposta allo studio della Congregazione dei santi la quale, già nel 2003, diede un primo parere positivo e, successivamente, ad una consulta di teologi che, nel 2009, si espresse a sua volta affermativamente. L’ultima approvazione è arrivata il 19 dicembre 2011 con la promulgazione da parte di Benedetto XVI del decreto di riconoscimento del martirio di Nicolò Rusca.

Le celebrazioni ufficiali della beatificazione si sono svolte a Sondrio il 21 aprile 2012.